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giovedì 28 aprile 2011

Fine di un'era: chiude l'ultima fabbrica di macchine da scrivere



In Occidente, da almeno un decennio, sono considerate pezzi d'antiquariato e a usarle sono rimasti solo i nostalgici e gli eccentrici.

Il computer ha già da tempo sostituito le macchine da scrivere nel mondo occidentale e a quanto pare non solo, dal momento che nei giorni scorsi anche in India ha chiuso l’ultima fabbrica.
La Godrej & Boyce, che pare era l’ultima azienda al mondo a produrre le compiante macchine da scrivere, negli anni Novanta vendeva ben 50 mila prodotti sul mercato asiatico, mentre, nell’ultimo anno ha prodotto soltanto 800 esemplari, di cui 200 in magazzino al momento della chiusura, quasi tutti con caratteri arabi.

In India il mercato delle macchine da scrivere ha tenuto duro fino agli ultimi anni, quando il boom economico asiatico ha permesso a molti di acquistare dei computer a buon mercato, sancendo il declino del settore analogamente ai Paesi occidentali.
Il direttore generale dell’azienda, Milind Dukle, racconta che la Godrej & Boyce è stata l’ultima a bloccare la produzione, dal momento che per molti anni – fino al 2009 produceva ancora 12.000 macchine all’anno – è riuscita a continuare a lavorare, sfruttando il mercato delle agenzie di difesa, dei tribunali e degli uffici governativi.

Ma qual è la storia della macchina da scrivere?

Bisogna tornare indietro di 150 anni, più precisamente al 1846, quando Giuseppe Ravizza brevetta per la prima volta un prototipo di macchina scrivente. Un successo tutto italiano, quindi, come è anche italiana la macchina più diffusa al mondo, ossia la ‘lettera 22′ della Olivetti nella metà degli anni cinquanta.
E così, quello che un tempo veniva considerato uno ‘status symbol’ oggi appare obsoleto, e commerciabile solamente in un mercato di seconda mano, anche questo destinato velocemente ad estinguersi.

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